Il conflitto presuppone la volontà di ricostruire la relazione con l’avversario (non il nemico) ad un livello più
elevato, realizzando una situazione in cui tutte le parti traggono vantaggio.. L’alternativa al conflitto è la
guerra, intesa come una situazione o si esce sconfitti o vittoriosi, è un gioco a somma zero! In questo
contesto è possibile solo l’azione unilaterale, ogni intesa diventa impossibile perché alla fine scontenta
tutti, l’unico obiettivo è l’annientamento del nemico. In un contesto scolastico l’utilizzo della forma di
comunicazione sbagliata tende a preparare un clima di “guerra”; ad esempio minacciare, dare ordini,
ridicolizzare … può rafforzare i comportamenti negativi come forma di resistenza dell’alunno. Nelle relazioni
quotidiane cambiano subito registro linguistico e mimica facciale. Questo apre generalmente la strada ad
un’escalation che vede prima il coinvolgimento dei genitori e poi il passaggio del caso in consiglio. Ogni
piccolo screzio viene enfatizzato e l’alunno si sente sempre più vittima, così comincia la “guerra.” Per
evitare questo percorso occorre spostare l’attenzione da come si fa a vincere a cosa possiamo imparare dal
conflitto; si comincia con l’analisi delle fonti del conflitto.
Perché saper gestire il conflitto è importante
Caso insegnante VS alunno