esperienze di outdoor education e autobiografia 1
I.C. N°8 “Camelia Matatia” – Forlì
(Astrid Valeck)
Nella vita ogni piacere poggia su un regolare
ripetersi dei fenomeni. L’alternarsi del giorno
e della notte, il susseguirsi delle stagioni, il
trasformarsi di fiori in frutti e quanto
altrimenti ci viene incontro di epoca in epoca
sono le vere spinte che ci permettono
di godere la vita terrestre.
[J.W.Goethe]
Uno spazio non è mai neutro, perché lo spazio descrive il tempo. Diceva Heidegger 2 che la relazione tra l’uomo e lo spazio non è altro che l’abitare pensato nella sua essenza. Come decidiamo di abitare lo spazio scegliamo di vivere il tempo. Vale anche, e soprattutto, per la scuola. Come stabiliamo di far diventare un certo luogo spazio di esperienza così raccontiamo la qualità del tempo che scegliamo per la nostra azione formativa. Lo spazio, infatti, è tempo che si rivela fisicamente.
Il giardino di una scuola è il primo luogo che accoglie i bambini quando oltrepassano il cancello. Spesso lo dimentichiamo e riteniamo che l’ingresso a scuola avvenga solo quando si mette piede nell’edificio scolastico. Il primo incontro, invece, avviene lì in quella “terra di mezzo” che si affaccia su trepide incertezze dinanzi all’inaspettato, su un’accoglienza festosa e l’incoraggiante riconoscimento di un invito ad oltrepassare la linea tra il dentro e il fuori. All’inizio con la manina stretta in quella di un adulto e poi in autonomia, da soli. Il giardino, discreto e silenzioso, accoglie al mattino e saluta al termine di una giornata di scuola. Per questo, bisognerebbe recuperare quelle attenzioni che in passato si attribuivano all’architettura dei giardini, pensarli e disegnarli per questa loro funzione di soglia e di aula all’aperto.
I giardini delle scuola del nostro Istituto sono organizzati, da un punto di vista architettonico-ambientale, in modo differente: si passa da luoghi pensati per una fruizione e una didattica all’aperto tutto l’anno, a spazi esterni ricchi di varietà vegetative, a spazi rosicati, quasi strappati all’edilizia, con la sola presenza di alberi in prevalenza conifere.
Indipendentemente da ciò ogni ambiente naturale è un mondo sconfinato da esplorare e da scoprire, una zona di sviluppo prossimale (Vigotskji, 1934) utile ad apprendere stupore e meraviglia. Un luogo dove esercitare l’osservazione ed educarsi al silenzio. Un’occasione per sperimentare il corpo, l’esplorazione scientifica e, nel contempo, avvicinarsi ad un particolare tipo di narrazione: quella autobiografica.
Volutamente uso il termine narrazione: nella doppia accezione di racconto orale e di scrittura, per dare modo a tutte le bambine e a tutti i bambini -di qualsiasi età- di poter esprimere il loro incontro con la natura. Raccontare la natura (e in natura) quindi, ma anche scrivere la natura (e in natura) utilizzando ciò che essa mostra in ogni stagione.
Uscire all’aria aperta ha molteplici e insostituibili vantaggi. Fa bene al corpo e alla mente. Il nostro corpo ha bisogno di essere plasmato attraverso il movimento. Forza, equilibrio, concentrazione, precisione vanno allenate sin dalla più tenera età. Anche ad amare e a prendersi cura e saper attendere il tempo lento delle stagioni si impara da piccolissimi.
Il fuori però, ha bisogno del dentro. Ha bisogno del tempo della riflessione, della rievocazione delle esperienze, del dare un nome a quanto si è percepito con i sensi per aiutare la costruzione dei ricordi. Ricordi che prima di divenire tali sono pensiero autobiografico. L’esperienza da sola non basta, ha bisogno della relazione, della con-divisione, della parola come delle immagini, siano essi elaborati grafici o fotografie, e più avanti, della scrittura. Scrivere per fissare sulla carta le proprie osservazioni, per riflettere e creare un pensiero che possa divenire ricordo. Scrivere è fare memoria, è educarsi alla sensibilità e al pensiero critico; che l’uomo, per fare memoria, abbia bisogno di “fonti” lo abbiamo ben presente ogni qualvolta apriamo un album di fotografie, che è operazione ben diversa dal far scorrere su uno schermo delle foto in ordine casuale. Gli album sono sorretti da un progetto narrativo, raccontano una storia. Documentare insieme ai bambini e ai ragazzi serve a fissare i ricordi facendoli divenire memoria perché dotati di trama narrativa.
Il bisogno di movimento, di esplorazione, di scoperte, di stupore e meraviglia non si esaurisce con la crescita anagrafica dei bambini, anzi nel suo essere sempre presente può specializzarsi prendendo altre forme espressive. Sviluppare una sensibilità poetica o filosofica, unire alle sensazioni e alle emozioni la capacità che queste diventino sentimenti, per riuscire poi a riconoscerli e saperli esprimere.
Viviamo uno strano rapporto con il tempo, anche quello meteorologico…
Pongo però un quesito, anzi più di uno: perdere tempo nel giardino della scuola (visto che è di questo spazio che stiamo trattando) è veramente tempo perso o il tempo perduto è quello che non lascia traccia? Il tempo perso ad osservare il volo ondeggiante di una farfalla, lo spuntare di una gemma, una formica che trascina una briciola più grande e pesante di lei, lasciarsi avvolgere dall’intenso profumo di un biancospino che chiama e invita a sedersi vicino a lui, ascoltare il canto muto di un paesaggio naturale nell’apertura all’alterità e all’ignoto… è veramente perduto?
Insegnare in un istituto comprensivo offre indubbie possibilità. I bambini vi sono accolti a 3 anni e la proposta formativa arriva ai 14 anni.
C’è modo di osservare la crescita di ogni singolo bambino come quella di mettere in rete e far dialogare adulti che operano in ordini di scuola differenti. Risorse umane e competenze reciproche che arricchiscono tutti. Quali sono i bisogni educativi e formativi di un bambino di 3 anni? E di uno di 8 o di 13? Quali i modi e le strategie migliori per fare nascere curiosità verso il sapere? Come declinare un curricolo in verticale affinché sia efficace? Quali, quelle potenzialità che si affacciano al primo ingresso alla scuola dell’infanzia sono poi, negli anni, divenuti talenti o passioni?
Riflessività personale e collegiale, scambio tra docenti e continuità tra ordini di scuola differenti questi sono i punti di forza di un istituto comprensivo.
Un progetto che prediliga lo spazio del “fuori” nell’accattivante declinazione dell’autobiografia, mette al centro della formazione il sé e sceglie la relazione con gli altri e con la natura quali punti cardine per l’acquisizione di quelle competenze trasversali che aiutano a crescere.
Quale luogo migliore, allora, se non il giardino della scuola/delle scuole per immersioni in ciò che ci circonda lasciandoci suggestionare: da una coccinella, dalle nuvole che si rincorrono nel cielo, dalle foglie… e dare modo alle storie che ci abitano di riemergere alla memoria e divenire narrazione con-divisibile? Assistere al mutare delle stagioni, alle metamorfosi di ogni essere vivente insieme ai compagni per condividere le emozioni e i sentimenti che tale incontro evoca in noi: rendendoci più vigili, attenti al respiro nostro e delle cose? Educarsi al silenzio e alla contemplazione? Far nascere queste storie allo stesso modo in cui nasce una pianta (sia essa un filo d’erba o un albero), coltivare i propri pensieri, arare i ricordi. Dedicare a se stessi e al mondo naturale tutte quelle azioni che sono volte a far germogliare e fiorire: avere cura, saper attendere,…
Durante questo anno scolastico il tema comune alle sezioni e alle classi è stato l’albero.
Il titolo che ho scelto vuole essere un omaggio a Mario Rigoni Stern (2006) e alle sue bellissime pagine dedicate agli alberi, alle tante specie che descrive, ma è stato anche lo spunto per tante bambine e tanti bambini per osservare questi amici che abitano i nostri giardini, in modo diverso. Presenze silenziose che affondano le radici nel terreno ma hanno le chiome tra le nuvole, un posto bellissimo dove perdersi con i pensieri; sono dimora per piccoli animali e insetti a cui prestano riparo in ogni stagione dell’anno; cantati da poeti e protagonisti di opere d’arte come di miti.
Le esperienze documentate e raccolte dalle insegnanti in questi mesi sono testimonianza della varietà dei percorsi intrapresi nei differenti ordini di scuola. La cura che hanno prestato nell’individuare e sostenere le tracce e l’autonomia nei loro alunni, l’attenzione per gli spazi esterni disponibili e l’apertura al territorio. C’è chi già da anni persegue questa via e chi ha mosso i primi passi. Le esperienze di ognuna sono preziosa guida e strumento per le altre. Per oggi e per il futuro.
È dalle esplorazioni scientifiche all’esterno che nei bambini nascono pagine che ricordano la stessa sensibilità di Mauro Corona (2017) nei suoi racconti; ci si avvicina alla “VITA”, si impara a riconoscerla e rispettarla e amarla in ogni sua più piccola forma; non più sollecitati dalla fretta si può dare un nuovo valore al tempo, ma secondo una dimensione più interiore che metta in contatto con se stessi e dia modo di far fiorire ciò che di più profondo e bello ci appartiene, trovando i linguaggi più adatti a darvi forma; è incontro con la corporeità intesa come movimento, percezione di sé e, nel contempo, sua specializzazione, ma anche uso dei sensi; è capacità di ascolto: delle storie che ci circondano come di quelle che ci abitano, come dei suoni cui non prestiamo mai abbastanza attenzione; è scoperta del silenzio: fare silenzio e ascoltare il silenzio…che non è mai tale o non lo è mai del tutto, ma quando le voci tacciono ecco emergere un mondo meraviglioso e infinito che non avevamo mai notato. Come le stelle in cielo quando le luci si spengono.
(1) Progetto a.s. 2018\2019
(2) Conferenza 5 agosto 1951 Abitare, costruire, pensare
Bibliografia
AA.VV, Le stagioni per posta, Equinozi, Rosia (SI), 2014
A. Ceccherelli, L. Marinelli, M. Piacentini, Szymborska. Un alfabeto del mondo, Donzelli Editore, Roma, 2016
M. Corona, Le voci del bosco, Mondadori, Milano, 2017
F. Crudeli, a cura di, Sotto il cielo e sopra la terra. Buone pratiche per un’educazione all’aperto, edizioni Junior, Parma, 2018
D. Demetrio, Green autobiografy, Booksalad, Anghiari (AR), 2015
D. Demetrio, Foliage. Vagabondare in autunno, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2018
T. Fratus, Ogni albero è un poeta. Storia di un uomo che cammina nel bosco, Mondadori, Milano, 2015
V. Iori, a cura di, Il sapere dei sentimenti, FrancoAngeli, Milano, 2009
M. Rigoni Stern, Arboreto selvatico, Einaudi, Torino, 2006