UNA CRISI EPOCALE
L’attuale crisi sociale, secondo la teoria elaborata dal Presencing Institute, nasce da tre fratture:
- la frattura con la natura, che si manifesta con la distruzione progressiva della natura;
- La frattura con gli altri, che si sviluppa soprattutto con rapporti sociali ingiusti e tante solitudini
- La frattura con il sé, che si manifesta con esaurimento e depressione, con la perdita di senso.
La scuola si colloca in questo contesto, qualsiasi progetto educativo deve fare i conti con queste grandi contraddizioni; nelle prime sperimentazioni del progetto è emersa prevalentemente la consapevolezza della crisi delle relazioni umane, come crisi di valori e di ruoli. Anche la crisi della relazione col Sé viene spesso avvertito dagli studenti sotto l’aspetto della fiducia in sé stessi e di determinazione nel perseguimento di obiettivi di autorealizzazione; la crisi del docente emerge soprattutto come crisi di un ruolo tradizionale dietro la quale si avverte un vuoto che le proposte di cambiamento burocratico (apparentemente costruttive) calate dall’alto non fanno che accentuare. Sullo sfondo di questi 2 soggetti emerge una famiglia che oscilla fra il ruolo di comparsa passiva del teatro scolastico e gruppi whatsapp parasindacali pronti a mobilitarsi contro i prof e i cattivi di turno.
Un reale processo di cambiamento richiede il riconoscimento reciproco di queste componenti scolastici; tale riconoscimento parte da un dialogo reale che non potrà mai essere mediato da strutture burocratiche.
Oggi la qualità dei servizi dipende sempre di meno dalle caratteristiche delle persone e sempre di più dalla moltiplicazione delle procedure (e da una pervasiva cultura aziendalistico-manageriale che dietro un’apparente modernità ripropone un modello di organizzazione del lavoro medievale). Con questa iniziativa si vuole riproporre la centralità della persona nella definizione della qualità della relazione educativa.
L’organizzazione del lavoro migliora. “Quando la scuola si trova in difficoltà tende spesso a risolvere i problemi delegando allo specialista; sarebbe più utile, invece, un’adeguata strategia educativa (funzione di cui la scuola dovrebbe riappropriarsi concretamente) accompagnata da una riorganizzazione del lavoro capace di dare una risposta tempestiva ed efficace ai problemi; nel libro “Il castello e la rete”, Federico Butera osserva che “ la incertezza dei processi richiedono strutture di presidio flessibili centrate esplicitamente sul governo dei processi e non sulla responsabilità su procedure”. Queste strutture di presidio, innervate in processi di insegnamento- apprendimento partecipati e implementate in modo partecipato, potrebbero essere i gruppi di dialogo co-progettati e co-costruiti da docenti, alunni e genitori; tali gruppi, per essere efficaci, devono quindi diventare un sistema di relazioni che attraversa l’intera comunità scolastica e prevedere anche momenti di intreccio capaci di mediare i conflitti e, soprattutto, di innestare nell’istituzione scolastica processi di innovazione a livello educativo e didattico.”(2/10/2018, dalla mia relazione al convegno della S.I.P.S. di Milano).
METODOLOGIA
L’ipotesi metodologica del progetto è quella di far leva sull’emergente positivo per arrivare a costruire una cultura inclusiva della classe con le esercitazioni proposte, tale ipotesi viene rafforzata dalla tendenza, prevalente negli alunni, a mostrare il meglio di sé durante le attività di animazione.
L’ipotesi culturale si basa sulla ricerca di Thomas Malone relativa all’intelligenza collettiva; essa parte dalla caratteristica della diversità per spiegare tale intelligenza, aggiungendo poi la comunicazione orizzontale (tipica dei gruppi di dialogo: di mutuo aiuto, di narrazione, ..) e la presenza di abilità sociali (empatia, ascolto attivo,…)
L’assunto principale del progetto parte dall’ascolto come presupposto essenziale per il riconoscimento dell’altro (di tutta la comunità scolastica); il progetto viene proposto innanzitutto al primo anno per mostrare una scuola che vuole ascoltare valori, emozioni e regole che gli alunni vogliono condividere.«Ascolto attivo non significa lunghe sessioni passate ad ascoltare lamentele, personali e no. E’ semplicemente un modo di avvicinarsi ai problemi che fanno parte della quotidianità. Significa riconoscere la legittimità e i fondamenti delle ragioni dell’altro (opposte alle nostre o addirittura antagoniste) è un modo per essere noi stessi più intelligenti e capaci di inventare soluzioni di mutuo gradimento.» Carl Rogers
Vantaggi del percorso: il progetto prevede che l’esercitazione pedagogica proposta trovi un prolungamento ed una condivisione nella maggior parte delle discipline possibile: un tema sui contenuti emersi, un’applicazione in lingua straniera, una rielaborazione statistica (altri progetti rischiavano sempre di vedere rimossi i contenuti di brillanti interventi perché confinati in un momento estraneo al percorso scolastico) … Ne consegue che tutti i docenti possono essere coinvolti nel progetto in quanto adulti educatori; si fermerebbe così quel processo di medicalizzazione dei problemi scolastici che da tempo si basa sulla delega allo specialista di tutto ciò che non è insegnamento. La struttura elastica consente di adeguare la struttura del progetto ai bisogni della classe; se il gruppo classe lo richiede un tema può essere approfondito con altri interventi più pragmatici, con altre esercitazioni.
PROGRAMMA
Le aree tematiche che definiscono il percorso sono: la cultura valoriale, la consapevolezza emotiva, l’educazione alla reciprocità (dalle regole alla collaborazione), la comunicazione empatica, la mediazione dei conflitti, l’appartenenza e la partecipazione che caratterizza il momento d’incontro finale con le altre componenti della comunità scolastica nell’Open Space Technology. Esercitazioni proposte:
- (I 3 maestri). Finalità. Formare la cultura valoriale della classe. Nei primi mesi della classe prima viene determinato il futuro relazionale del gruppo; nella maggior parte dei casi , si formano dei gruppi che tendono ad emarginare gli alunni più fragili a partire da quelli certificati; se invece si orienta la formazione del gruppo classe verso la valorizzazione delle diversità (qui si condividono i valori di tutti ad almeno 3 livelli: piccolo gruppo, assemblea di classe, tema di classe), si creano i presupposti culturali dell’inclusione scolastica.
- (Esprimere le Emozioni). Finalità: conoscere, vivere e condividere il proprio mondo emotivo. Conoscere le proprie emozioni aiuta a riconoscere quelle degli altri, si compi il primo passo verso la comunicazione empatica … Inoltre si possono aggiungere esercizi di autoregolazione delle emozioni introdotti per rafforzare l’intervento sulle cause delle emozioni negative (la valutazione oggettiva, un eccesso di lezione frontale, … come spesso emerge in questa esercitazione ). Note: L’ utilizzo di strumenti metodologici quali lo sfondo integratore, il role-playing, l’autobiografia e la pratica di linguaggi espressivi in genere permetterà di accrescere le competenze necessarie per vivere serenamente con sé stessi e gettare i presupposti per star bene insieme agli altri
- (Reciprocità). Finalità: collegare la condivisione di regole alla educazione alla reciprocità; si vuole stimolare la collaborazione sia didattica (gruppi studio skype, whatsapp, …) che extrascolastica (banca del tempo per condividere abilità e competenze informatiche, meccaniche …)
4.(Coaching circle). Finalità: formare alla comunicazione empatica e generativa; si vuole sollecitare la formazione di gruppi capaci di cambiamento.
5.(Mediazione conflitti) Finalità: educare al conflitto costruttivo (che tende a ristabilire la relazione ad un livello ottimale per tutte le parti ), sviluppare le abilità sociali.
- (Presencing theatre) Finalità: creare una cultura dell’appartenenza basata sull’ascolto empatico e generativo del migliore futuro possibile coinvolgendo tutte le componenti della comunità scolastica.
- (Open space technology) Finalità: promuovere una cultura della partecipazione basata sull’ascolto reciproco e sulla comunicazione orizzontale.
PROSPETTIVE
“Manutenzione delle relazioni” e didattica inclusiva: apprendere le abilita’ sociali per star bene a scuola e studiare con passione”
Con questo progetto, il gruppo di intervento cerca di introdurre nelle classi prime metodologie di ascolto attivo, di lettura delle emozioni, di mediazione e di animazione utili a migliorare il clima di classe e lo spirito di cittadinanza attiva valorizzando gli alunni come risorsa educativa.
Anche le abilità comunicative e la consapevolezza richiedono esercizio per essere apprese; con le esercitazioni realizzate ci si propone di migliorare i seguenti aspetti: saper ascoltare, conoscere i propri compiti, rispondere ai problemi con metodi cooperativi, saper applicare regole condivise, conoscere le cause dell’ansia, intervenire tempestivamente, saper valutare le proprie competenze, conoscere le proprie motivazioni, saper gestire il cambiamento …Resta evidente che con 5 o 6 incontri non si possono ottenere grandi risultati ma, se le esercitazioni saranno rafforzate con attività di condivisione, approfondimento e applicazione durante le ore di lezione (discussioni, temi …) e se gli alunni sperimenteranno le proprie capacità relazionali nelle ore di assemblea di classe il cambiamento diventerà possibile.
RIFLESSIONI SULL’ACCOGLIENZA:
Conoscere l’ambiente e conoscersi
Molte scuole organizzano l’accoglienza degli iscritti alle classi prime affidando la visita guidata degli ambienti agli studenti delle classi quinte, altre organizzano giochi di animazione per sollecitare la conoscenza reciproca dei nuovi alunni. Le attività possibili per “includere” al meglio sono molteplici ; ciò che conta, oggi, è superare le forme di comunicazione a senso unico oggi prevalenti; bisogna promuovere forme di dialogo “collegiali” aperte alla condivisione del lavoro educativo, perché “Il linguaggio prende forma nel dialogo e le parole trovano il loro significato nel dialogo” Nina Saarinen, ne consegue che negli incontri (ricevimento genitori soprattutto, come si sta sperimentando negli incontri on line di questo periodo di emergenza) devono essere presenti tutte le persone coinvolte, alunni compresi. La camminata empatica, l’intervista, il coaching circle, il social presencing theatre … sono proposte pedagogiche del progetto U.lab (www.presencing.org) che vanno in questa direzione; ad esse si possono aggiungere tutte le pratiche orizzontali che contribuiscono alla formazione di significati in modo partecipato (il gruppo di narrazione, il gruppo di mutuo aiuto…)
Questo progetto mira a rafforzare il percorso dell’accoglienza acquisendo quella prospettiva educativa che non può essere risolta con la solita procedura (visita della scuola …), al contrario essa richiede tempi adeguati ad un progetto educativo e la collaborazione di tutti i docenti. Tale prospettiva prevede un percorso minimo che coinvolga tutte le prime per realizzare la formazione primaria, quella dei partecipanti attivi alla gestione del gruppo classe.
PERCORSO BASE, DALL’ESPRESSIONE DELLA PROPRIA CULTURA ALL’EDUCAZIONE ALLA RECIPROCITÀ ED ALLA PARTECIPAZIONE. Con questo programma si intende lavorare su:
- Identità culturale > esprimo i miei valori
- Identità sociale > condivido le regole della buona convivenza civile
- Identità competente > sviluppo le mie capacità di apprendimento
- Consapevolezza emotiva> so comprendere le mie e le altrui emozioni
- Comunicazione empatica> cerco di comprendere affetti, pensieri ed emozioni altrui
- Mediazione dei conflitti> so resistere alle pressioni e risolvere i conflitti
- Appartenenza> sono in grado di considerare le prospettive della comunità scuola
- Partecipazione> partecipo all’elaborazione di proposte a livello di comunità.
PERCORSI CONNESSI ALL’EMERGENZA DELLA PRIMAVERA 2020
Parallelamente al progetto la classe inclusiva, dovrebbero operare gruppi di dialogo dei genitori (v. gruppo di mutuo aiuto) e dei docenti (v. gruppo intervisione), i primi con carattere prevalentemente formativo, i secondi con carattere prevalentemente mutualistico, entrambi impegnati nel grande percorso della “manutenzione della comunicazione e delle relazioni “ nella comunità scolastica nella prospettiva del cambiamento co-creato. In attesa dell’incontro finale on line di queste vie parallele nel momento dell’Open space technology, si possono già intravedere intersezioni; durante gli incontri dei genitori (oggi on line) emergono le esperienze di studio dei figli; sono molto interessanti i modelli di collaborazione che integrano alunni con fragilità con quelli bravi. Ma il docente non può lasciar sviluppare le dinamiche collaborative perché, nella confusione prevale la tendenza alla collaborazione fra alunni “forti”, per capacità di apprendimento e/o per capacità relazionali. Il docente deve organizzare gruppi eterogenei di apprendimento partendo dal lavoro in coppia che serve a rafforzare le abilità sociali, per poi definire uno sfondo integratore formato da gruppi di apprendimento di 3 alunni; ogni classe potrà integrare le lezioni introduttive con il lavoro di gruppo a seconda dei problemi da affrontare; ciò che importa fare è una rilevazione sistematica delle dinamiche operative al fine di valorizzare la capacità innovativa degli alunni stessi. Nel gruppo di intervisione sono emerse strategie per reagire allo stress profondo creato dall’attuale situazione e ipotesi di implementazione di una didattica inclusiva che risulta per noi un dovere anche nei periodi di emergenza.
Bruno Miorali
Docente di sostegno all’Istituto Superiore Fermi di Mantova
Mantova, 23 aprile ’20